RAID classico oppure Synology Hybrid Raid (SHR): come e quale scegliere?

Tempo fa, precisamente al tempo dell’analisi del Synology 411 slim, ebbi modo di vedere da vicino una versione di RAID molto particolare nota come Synology Hybrid RAID.

Nella pratica riusciva a sfruttare lo spazio a disposizione all’interno dei dischi inseriti (volutamente di taglie diverse) in modo agevole e senza sprecare spazio, come invece avviene con un RAID classico quando si usano capacità miste.

Tempo dopo, passate alcune prove ed aggiornato il tutto all’ultimo DSM disponibile arriviamo a toccare con mano un server NAS 4 baie e precisamente parliamo del DS413. A questo punto era necessario approfondire il funzionamento di SHR per capire cosa consigliarvi d’usare.

Il presente articolo non pretende di spiegare meglio ciò che già è stato reso dettagliatamente disponibile dalla stessa Synology, tale approfondimento lo trovate QUI, tuttavia speriamo di riuscire a semplificare e rendere digeribile la diversità tra volume RAID in senso classico e in modalità SHR.

Partiamo da un concetto fondamentale, un RAID è un nome generico usualmente affiancato da un numero che ne identifica l’uso e la composizione:

– RAID0 (pensato per offrire massime prestazioni, minima sicurezza per i dati)

– RAID1 (pensato per la massima ridondanza dati, questi sono essenzialmente al sicuro)

– RAID5 (uno tra i più usati in casa/azienda, almeno tra le mie conoscenze, perchè bilancia bene il carico di lavoro tra più dischi e non sacrifica troppo le prestazioni in virtù della sicurezza dati)

– RAID6 (molto sicuro, poco performante)

– RAID10 (sicuro, performante ma costoso)

Mi scuso per la brutale semplificazione, ma per fare un sunto comprensibile ai più la disamina sarà necessariamente stringata. Il JBOD solo da alcuni viene inteso come RAID, si assiemano comunque più dischi, ed è la variante più semplice di tutti: i dischi vengono visti come un volume unico, ma la lettura/scrittura dei dati non avviene spalmandoli su più unità bensì solo in modo sequenziale.

Ogni RAID ha le sue prerogative, nonchè composizioni per numero e tipologia dischi: per farvi un esempio all’interno della nostra macchina di benchmark Zeus 1.0 abbiamo un RAID0 di SSD Kingston ed un RAID0 di meccanici WD Green.

Ciò che però si deve comprendere è che per non sprecare i GB di memoria si impiegano usualmente dischi di identica capacità, meglio se prodotti in serie diverse (per un discorso di affidabilità) ed assiemati in base a delle regole prestabilite.

Dove sta il problema?

Dove si individua l’utilità d’impiego di SHR?

Essenzialmente SHR cerca di fornire una risposta valida al problema che occorre quando si usano dischi tra lo diversi, ossia lo spreco di spazio che occorre: in questo è geniale poichè riorganizza i segmenti degli HDD in base alle differenti capacità.

In pratica SHR è l’unico sistema RAID di facile ed immediato impiego in grado di sfruttare al meglio lo spazio disponibile all’interno di un sistema eterogeneo di dischi.

Ma val la pena di usarlo sempre?

Ecco, qui c’è una analisi da farsi con attenzione.

Se avete dischi tra loro diversi la risposta è sì, poichè solo con SHR riuscirete a sfruttare al meglio lo spazio che vi capita sottomano: se non avete altro modo per fare un RAID, l’usare la modalità SHR vi ottimizzerà lo spazio.

Se, invece, avete dischi tra loro simili è meglio puntare al RAID classico per evitare la complessità di gestione dell’insieme visto che la CPU dell’unità di rete che usate sarà impiegata massicciamente in caso d’uso di modalità SHR con la semplice connessione a dati su Shared Folder:


Dall’immagine precedente si comprende come per un’azione di questo tipo, usualmente d’agile esecuzione come il leggere/scrivere files in una cartella condivisa, si vada a saturare il procio di bordo.

Ergo, se volete rendervi conto delle differenze prestazionali che avvengono tra una gestione classica e la controparte SHR, vi s’invita a visionare i valori registrati nella gestione di 4 HDD WD Red identici all’interno del 4 baie Synology.

Inutile copiaincollarveli nel presente intervento, visti i links disponibili.

Tale delta nelle prestazioni è rilevante anche in modalità iSCSI, già di norma questi target consumano più risorse, ed è ovvio che all’interno di unità non dotate di processori desktop grade si possa incorrere in un sensibile calo nelle prestazioni.

Noi -in conclusione- ci sentiamo di consigliare sempre l’impiego di dischi tra loro simili (ma, potendo, di serie costruttive diverse perchè meno soggetti a rotture in successione) per semplificare la gestione del tutto attraverso l’impiego di un RAID classico, così da avere un eventuale margine di CPU da impiegarsi per altri scopi (e.g. media server, backup FTP).

Solo in caso di dischi eterogenei (e.g. vi avanzano dei dischi che non sapete come impiegare e perciò li inserite in un NAS come sistema muletto) SHR è la risposta più semplice ed efficiente.

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