Si inizia con quella che a metà febbraio ha colpito i creatori del jailbreak presenti con proprie applicazioni nell’App Store: come riportato da Sherif Hashim (il creatore dell’exploit per il jailbreak di iPhone 3.1.3 con baseband 05.12.01) anche sul suo account twitter, Apple ha dichiarato “Your Apple ID was banned for security reasons” probabilmente perchè l’abilità degli stessi hacker nell’aprire il telefonino di Cupertino ha evidenziato l’incapacità della mela di proteggere adeguatamente i propri sviluppatori.
Da sottolineare il fatto che questo exploit, che il Dev Team pare voglia conservare per la prossima major release di iPhone, non è stato ancora rilasciato.
Ultimamente poi avrete sentito che le applicazioni porno-soft (o anche notato cercandole, chissà…), più o meno esplicite presenti nell’App Store sono state tolte. Su richiesta infatti di molte mamme preoccupate per la cecità precoce dei propri pargoli, pare che Apple sia subito corsa ai ripari capendo fosse il caso di dare un colpo di spazzola su simili nefandezze. Cribbio.
Apple ha capito che altrimenti rischiava di perdere migliaia di acquirenti perbenisti (visto che la metà degli utilizzatori di iPhone son ragazzini, ma pagano con i soldi di papy e mamy) e per bocca di Schiller dice “Ricevevamo lamentele e proteste da parte del pubblico femminile, consideravano alcuni contenuti degradanti e offensivi; inoltre molti genitori erano preoccupati da cosa i propri figli potessero vedere” come se i pargoli innocenti e immacolati in questione non siano in grado di procurarsi materiale esaurientemente esplicativo di anatomia pratica su internet.
Parafrasando uno spot Vodafone di Megan Gale: “l’ipocrisia è ciuccio inciorno a ce”.
Lungi da me difendere il porno soft o meno, ma di applicazioni nell’App Store ce ne sono a tonnellate. Secondo me oltre a quelle porno oriented dal contenuto esplicito sarebbe da cancellarne altri 9/10 per inutilità esplicita.
Da poco l’ultima perla di Apple: ha eliminato molte applicazioni che servivano all’utente per scovare SSID di reti wifi nei dintorni, vuoi perché alcune si presentavano più sensibili dell’applicazione made in Cupertino per lo scopo, vuoi perché Apple deve sempre rimarcare il regime dittatoriale del proprio store, fatto sta che applicazioni come WiFi-Where, WiFiFoFum e yFy Network Finder sono sparite con l’unica comunicazione della casa molto generica e del tipo “a private framework to access wifi information” cioè dice che le applicazioni accedevano al dispositivo wifi. Ma se servivano per scovare proprio le reti wifi presenti nei dintorni che modulo dovevano usare, quello del bluetooth? Ah no, scusate, quello è bloccato.
Secondo me una casa del calibro di Apple dovrebbe essere più malleabile, dovrebbe essere decisamente più brava nell’ascoltare quello che vogliono gli utenti ma non solo quando questi minacciano di non comprare più prodotti con la mela sopra, dovrebbe infine essere anche in grado di capire quando sbaglia e soprattutto non pretendere di avere il controllo su qualunque cosa graviti intorno al proprio piccolo mondo come esemplifica la querelle con Adobe riguardo all’implementazione di un plugin flash nel proprio browser. I clienti lo chiedono? Accontetateli.
Solo che così a disposizione degli utenti potrebbero finire migliaia di applicazioni (magari pure gratuite) basate proprio su questa tecnologia. E Apple non avrebbe il suo 30% di revenue perché non passerebbero per lo store. Ecco perché blindare il sistema, mica perché Flash drena paurosamente la batteria come dichiara Jobs…




