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Ryse: Son of Rome |Gameplay e Recensione

Ryse: Son of Rome

Evito di fare la pippa storica sugli Antonini (Nerone, Caligola, Commodo, ecc) che sono stati un più fuori di melone dell’altro, ma va dato un po’ di contesto storico o presunto tale. Siamo in piena epoca imperiale e ci troveremo a fronteggiare una grande minaccia: barbari. E anche se barbari stava ad indicare più o meno chiunque non fosse Romano, in questo caso sono barbari celtici/britannici.

La trama grossomodo segue una ormai classica forma alla heroes (save the cheerleader, save the world), ma prima dobbiamo salvare Roma da un attacco, poi…niente spoiler. Una trama comunque molto ben caratterizzata sebbene non innovativa. Abbiamo dei personaggi ben delineati a livello grafico, con un’ottima recitazione e delle movenze convincenti. Ryse come poi sottolineo nel video ricade nella categoria Hack and Slash, per quanto gli sviluppatori tentino di collocarlo negli action rpg in terza persona. Il tentativo, vano, secondo me è visibile nello “skill tree” o nella pagina degli upgrade che ci permette di sbloccare poco o niente: dei bonus extra per le esecuzioni, munizioni in più per i giavellotti e poco altro. Va menzionato che nei combattimenti si può scegliere una modalità di combattimento, a scelta tra 4, che ci premierà con dei buff diversi: +exp, +focus, +hp e più danno. L’unica da spiegare è il focus, che una volta riempita una tacca sulla nostra barra ci consente di entrare in una speciale rivisitazione del bullet time in cui possiamo riempire di fendenti i nemici. Il tutto resta comunque poco nel grande calderone dei combattimenti, le meccaniche sono molto, troppo, semplici. Talvolta si è presi dalla sensazione di essere cerebrolesi, per esempio nelle esecuzioni ci vengono dati dei segnali visivi su come completare al meglio la combo: l’avversario si illumina di blu (fendente) o di giallo (spintone/colpo con lo scudo). Che si azzecchi o meno la combo, l’esecuzione si termina comunque in maniera spettacolare. Cosa cambia allora??? Il rating della combo. Ah beh…
Detto ciò i combattimenti risultano molto spettacolari, con mosse molto ben curate e ben collegate a quelle dei nemici da abbattere. Il taglio è totalmente cinematografico e spettacolare, anche se ci rende un po’ degli spettatori quasi passivi. Non possiamo infatti influenzare la storia, in nulla. Inoltre se proprio vogliamo mettere tutto sul piatto negativo della bilancia ci mettiamo anche la linearità delle mappe e la durata della campagna in single player: 4 ore forse, a girare ogni anfratto per raccogliere i vari oggetti per la nostra collezione. Probabilmente questi ultimi, al completamento, sbloccato qualche costume, ma lo sbatti di girare come un fesso per trovare rotoli era decisamente troppo.

 

 

Ma non possiamo dimenticarti dei lati positivi, sebbene possa sembrare un quadro negativo non è tutto da buttare. Ryse: Son of Rome, basato sul motore di Crytek è un vero e proprio esercizio di stile. Lo stato dell’arte per quanto riguarda la grafica PC di questo periodo. Il gioco è davvero spettacolare, paesaggi mozzafiato e grafica di altissimo livello su ogni aspetto. Personaggi secondari molto dettagliati, edifici spettacolari e ciò che mi ha colpito di più dei boschi veramente convincenti. Il comparto musicale è avvolgente e da quel tono di epicità ad un prodotto che punta tutto sul carisma. E’ infatti il carisma l’elemento portante del tutto.
Non prendiamo in giro, se c’è una storia veramente sborona è quella dell’impero romano: la macchina da guerra per eccellenza. In Ryse: Son of Rome ciò noi saremo prima dei legionari e poi scalando la gerarchia romana passeremo al comando di una nostra legione. Proprio questa è una delle funzioni più interessanti del gioco: ogni tanto ci capiterà, in prossimità di uno stendardo della nostra legione, di poter comandare i nostri uomini, di alzare gli scudi per proteggersi dalle frecce e di avanzare verso il nemico e riempirlo, volendo, di giavellotti.
I cutscene, i filmati di collegamento tra le sequenze e l’atmosfera rende il tutto un concentrato di testosterone che sulla scala 300 raggiunge un 7/10. Non va dimenticato inoltre che esiste una modalità multiplayer dove, addobbati da Gladiatori  potremo impersonare anche un rivisitato Spartaco, o una guardia del pretorio se ne sblocchiamo il costume, o molto altro. Il gioco è scaricabile tramite Steam ed è disponibile per XBOXONE e PC.

 

Requisiti Raccomandati per Ryse: Son of Rome

  • Processor: Quad Core or Six Core CPU (6+ logical processors)
  • Memory: 8 GB RAM
  • Graphics: DirectX 11 graphics card with 2 GB video RAM
  • DirectX: Version 11
  • Hard Drive: 26 GB available space

 

Tirando le fila Ryse, per quanto epico, può stufare facilmente per la banalità e ripetitività dei combattimenti (entra in una stanza, sventra tutti, cambia stanza, sventra tutti). Rimane, come Crisys 3 un esercizio di stile e un display delle capacità del motore grafico, niente di più. L’ultima riflessione va al fatto che questo tripudio di grafica ed epicità andrebbe gustato su uno schermo 4k visto che è supportato dal gioco, io mi son accontentato di un FullHD sul televisorone di casa. Per giocarlo su uno schermo 4k vi servirà un computerone, per farlo girare su un 32″ mentre registravo, mi è servita quasi tutta la potenza del Nightblade (con i5-4670, 16gb di ram e una Gtx 780Ti) che MSI mi ha cortesemente fornito.
Ora vi lascio al video, dove farfuglio più o meno queste cose, ma almeno vi potete vedere del sano gameplay in HD e dettagli massimi.

Un saluto

 

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About Author: Egon Visintainer

Egon Visintainer nacque nel vicino ospedale di Cles in un frizzante giorno di primavera quando ancora si poteva usare uno slittino senza dover indossare caschetti, cinture di sicurezza e soprattutto senza infrangere almeno dieci tra leggi e normative di sicurezza. La prettamente fruttifera valle lo spinse in tenera età a voler conoscere ciò che si celava oltre le sue barriere naturali che Egon rinomina "il nero cancello". Poi finalmente gli studi universitari in Storia e Civiltà Orientali gli diedero una solida motivazione per raggiungere Bologna, città in cui rimedierà una laurea dal grande carisma e dalla dubbia utilità al modico prezzo dell'immenso amore per il capoluogo emiliano. La passione per i PC lo rapì con il Commodore64 e successivamente con lo strepitoso Pentium 166 per consegnarlo nelle mani dei videogiochi irrimediabilmente. Cresciuto in un ambiente riscaldato da musica in sottofondo finisce inevitabilmente per innamorarsi anche di quella, degli strumenti che suona, degli impianti stereo, dei mixer, delle cuffie, dei radiomicrofoni e dei concerti per cui gira l'Europa. Ma il nostro fedele seguace della musica del demonio non sembrava trovar tregua e si gettò, sulle orme del padre, anche nella fotografia. La camera oscura aveva sempre avuto un fascino irresistibile sul nostro giovane redattore e la digitalizzazione della fotografia non fece che alimentare questo ulteriore amore e renderlo quasi una maledizione. Smarrito nei suoi molti amori e in preda alla fame di conoscenza il nostro prode trentino intrecciò per l'ennesima volta il suo destino con quello del valoroso Giuseppe Ragozzino e decise di seguirlo nella sua audace avventura chiamata formobiles.info e relativo network.

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